Le “macère”
Per il dizionario della lingua italiana “macèra” è un termine con cui si definiva “un muricciòlo di sassi sistemati a secco per sostenere terrapieni o separare campi”. In molte regioni d’Italia questa modalità costruttiva che utilizza, quasi senza modificarli, semplici materiali da costruzione reperibili in loco, ha consentito di guadagnare all’uso agricolo vaste aree un tempo incolte o poco fruttifere.
L’innalzamento di muri a secco interrompeva l’acclività di zone collinari o montane per generare terrazzamenti livellati. L’impresa consentiva di dissodare il terreno separandone la frazione rocciosa e di preservare dal dilavamento la parte fertile. Permeabili all’acqua, i muri a secco assicurano un ottimo drenaggio per la pioggia. Sotto questo aspetto costituiscono forse la migliore risposta alle criticità di tipo idrogeologico che insorgono in caso di precipitazioni intense. Allo stesso tempo, grazie ai loro interstizi, i muri a secco preservano a lungo l’umidità profonda utile alla vegetazione.